7 novembre 2011

Doppia famiglia, ma ora risarcisce i figli

Si fa due famiglie, e il giudice dispone un maxi risarcimento per i figli

Imperia - Per 18 anni ha nascosto alla sua famiglia di Milano, moglie e
due figli, l'esistenza di una seconda vita e, soprattutto, di aver messo
su un'altra famiglia in Riviera. Ora il tribunale di Imperia lo ha
condannato a un maxi-risarcimento da versare nei confronti dei due figli
avuti dalla relazione con una donna di Diano Borello: 200 mila euro a
favore di un figlio e 150 per il secondo. Per 18 anni, infatti, Orietta
Comignani è stata costretta a condurre una esistenza complicata, fatta
di rinunce, sacrifici, ma, soprattutto, senza affetti e sostegni
economici per lei e per i suoi due figli nati dalla relazione iniziata e
poi interrotta 20 anni fa con il signore milanese, oggi sessantenne. Pur
avendo riconosciuto i figli avuti da quella relazione nata in Liguria,
infatti, li ha sempre ignorati dalla fanciullezza e per tutta
l'adolescenza.
Orietta Comignani ha così dovuto provvedere in proprio al mantenimento e
alla crescita dei figlioli, fino a quando, tre anni fa, si è rivolta
all'avvocato imperiese Tito Schivo per ottenere giustizia per i suoi due
ragazzi dopo aver vissuto una vita travagliata e difficile per farli
crescere e studiare. Spiega l'avvocato Schivo: «Il tribunale ha
riconosciuto i danni provocati dalla mancanza della figura paterna, in
particolare, sottolineando che la natura genitoriale non si esaurisce
nell'atto procreativo ma implica il dovere di guidare i figli nel loro
percorso psicofisico, nello sviluppo e nella maturazione, identificando
la nozione di educazione nella più ampia accezione di attività, di
intenti e condizioni che favoriscono il pieno sviluppo della personalità
del minore. I fondamenti giuridici di questa decisione del tribunale
vanno ricercati nell'articolo 30 della Costituzione e negli articoli del
codice civile. La combinazione di questi fattori integra secondo il
giudice un illecito e, quindi, il diritto al risarcimento del danno nei
confronti dei ragazzi. Si tratta, quindi, di una sentenza, come si dice,
costituzionalmente orientata».
La Comignani, secondo quanto hanno scritto i giudici potrebbe, dopo aver
ottenuto il risarcimento per i suoi due figli che nel frattempo sono
diventati entrambi maggiorenni, agire in proprio per il riconoscimento
del danno anche nei suoi confronti, ma avrebbe espresso l'intenzione di
non farlo. Dichiara la Comignani: «Siamo soddisfatti, ora speriamo di
poter incassare. I ragazzi avevano bisogno di giustizia. Il danno
psicologico per loro è stato notevole. Non è che questi soldi gli
cambieranno la vita, però, è il riconoscimento dei loro diritti negati».
«Io - conclude Orietta - ho sempre fatto di tutto per far instaurare un
rapporto tra il padre e i suoi figli. Non l'ho mai accusato di fronte a
loro, anzi, lo difendevo dicendogli che stava lavorando e che aveva da
fare. Ero io a fargli telefonare sperando in un riavvicinamento».
Particolare curioso, la famiglia milanese venne a sapere della doppia
vita del padre solo quando fu chiamata a testimoniare in tribunale a
Imperia cadendo letteralmente della nuvole. Nessuno di loro, infatti,
era mai stato nel capoluogo e pensavano si trattasse di un errore di
notifica. Poi, alla vigilia dell'udienza arrivò la confessione del padre
dalla doppia vita con l'inevitabile messa alla porta.

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