20 dicembre 2011

Tv troppo alta: pagherà ai vicini 35 mila euro

TREVISO. Tenere il volume della tivù troppo alto, ignorando suppliche e
proteste dei vicini, può costare molto caro. Può costare, per
l'esattezza, 35 mila euro di risarcimento danni e una condanna a 2 mesi
di reclusione (pena sospesa) per il reato di disturbo dell'altrui riposo.

E' successo a una trevigiana processata l'altra mattina con rito
abbreviato davanti al giudice Umberto Donà; gli inquilini, distrutti da
quasi un decennio di notti insonni, si sono costituiti parte civile.
Riportando la clamorosa vittoria.

Tutto si svolge in un lussuoso palazzo di Treviso, abitato da famiglie e
da giovani professionisti. In uno di quelli appartamenti, nel 2002, si
stabilisce anche l'anziana signora. E la convivenza tra lei e il resto
degli inquilini si presenta subito piuttosto difficile.

Motivo del contrasto è la tivù che la signora tiene sempre accesa a
tutto volume, anche di notte. E non c'è isolamento che tenga: il sonoro
si propaga di stanza in stanza, nel corridoio, negli appartamenti
confinanti. Quattro in particolare: e per gli inquilini comincia l'inferno.

Notti insonni, di ascolto forzoso dei programmi notturni. I tappi non
bastano e gli appelli alla donna non servono. Anzi, in molti casi, non è
neppure possibile farli: la signora, infatti, non risponde al campanello
e non apre la porta. Eppure è in casa: il volume del televisore non
lascia dubbi in proposito. Ad assistere l'anziana ci sono anche due
badanti: nessuna di loro, però, si presenta all'uscio. Il motivo si
scoprirà successivamente: le colf, per riuscire a convivere con quel
volume, si mettono i tappi nelle orecchie.

Gli inquilini fanno appello al figlio della donna: « L'uomo assicura il
suo intervento, ma l'esito è sempre lo stesso: tivù a tutto volume.
Arriva anche la replica dell'anziana: io mi occupo di traduzioni, dice,
di notte devo guardare la tivù per seguire l'andamento delle Borse

. Il suggerimento di usare un paio di cuffie cade nel nulla. C'è chi,
tra gli inquilini, decide di fuggire: una professionista vende tutto e
si trasferisce altrove. I superstiti decidono, dopo anni di sofferenza,
di rivolgersi alla magistratura.

L'anziana viene denunciata da tre famiglie per il reato di disturbo
delle persone; scatta contro di lei un decreto penale di condanna.

La vicenda potrebbe finire qui, con il pagamento di poco più di 100
euro. E invece no. Il legale della donna, l'avvocato Trincia di Roma,
impugna il decreto. Gli inquilini si rivolgono a questo punto
all'avvocato Cristina Meli di Treviso con cui si costituiscono parte
civile chiedendo i danni per un decennio di notti insonni:10 mila euro
per due famiglie, 15 per la terza.

L'altra mattina si è tenuta l'udienza con rito abbreviato. Risultato: la
signora è stata condannata a 2 mesi e a risarcire gli inquilini: 35 mila
euro in tutto. C'è da giurare che ora, di notte, ripiegherà su un buon
libro

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