L'uomo imprigiona in un metro cubo d'aria l'uccello che è organizzato
per spaziare nella metà del mondo; qui rinchiuso, esso lentamente muore,
languendo e cantando,
poiché:
L'uccello nella gabbia canta non di piacere ma di rabbia, non solo, ma
l'uomo mette alla catena il suo amico più fedele, il cane, che è cosi
intelli-gente! Non mi capita mai di vederne uno senza provare
grandissima compassione per il cane e profonda indignazione per il suo
padrone, e con vera soddisfazione ripenso a un caso narrato alcuni anni
fa dal T i m e s:
un Lord, il quale teneva un bel cane alla catena, un giorno,
attraversando il giardino, si azzardò ad accarezzarlo, ma il cane gli
sbranò il braccio per tutta la lunghezza: ben fatto! Con ciò voleva
dire: « T u non sei il mio padrone, ma il mio diavolo, che vuole
trasformare in inferno la mia breve esistenza». Possa ciò succedere a
tutti quelli che mettono il cane alla catena. Anche tenere gli uccelli
in gabbia è crudele: costringere in un metro cubo questi esseri, così
favoriti dalla natura, che in rapido volo trascorrono gli spazi del
cielo, per pascersi delle loro strida!
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