La natura ha destinato le giovinette a quello che, in termini teatrali,
si chiama «colpo di scena.: infatti, per pochi anni la natura ha donato
loro rigogliosa bellezza, fascino e pienezza di forme, a spese di tutto
il resto della loro vita, affinché, durante quegli anni, siano capaci di
impadronirsi della fantasia di un uomo in misura tale che egli sia
indotto a prendersi onestamente una di loro per tutta la vita, in una
forma qualsiasi, passo al quale la mera riflessione razionale non
sembrerebbe aver dato nessuna sicura garanzia di invogliare l'uomo.
Perciò la natura ha provvisto la femmina, appunto come ogni altra sua
creatura, delle armi e degli utensili di cui ha bisogno per la sicurezza
della sua esistenza e per tutto il periodo in cui ne ha bisogno; e anche
qui la natura ha proweduto con la sua consueta parsimonia. Come ad
esempio la formica femmina, dopo l'accoppiamento, perde le ali,
superflue, anzi pericolose per la prole, così di solito, dopo una o due
gravidanze, la donna perde la sua bellezza e probabilmente perfino per
la stessa ragione. Le donne, in quanto sesso più debole, sono costrette
dalla natura a far ricorso non già alla forza, ma all'astuzia: di qui
deriva la loro istintiva scaltrezza e la loro insopprimibile tendenza
alla menzogna. Poiché, nello stesso modo in cui la natura ha armato il
leone di artigli e denti, l'elefante e il cinghiale di zanne, il toro di
corna e la seppia dell'inchiostro che intorbida l'acqua, così ha dotato
la donna dell'arte di fingere per proteggersi e difendersi, e tutta la
forza che ha dato all'uomo sotto forma di vigore fisico e di ragione è
stata fornita dalla natura alla donna sotto forma della suddetta
qualità. La finzione è perciò innata nella donna, ed è propria, quasi
nella stessa misura, della donna stupida come di quella intelligente.
Farne uso in ogni occasione è quindi naturale a lei com'è naturale per
quegli animali usare immediatamente, a ogni attacco, le armi
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