Supera in autostrada, in A27, una Lamborghini costringendola a frenare e
a sterzare. Un sorpasso un po' azzardato, probabilmente. Certo è che la
conducente della Peugeot, una giovane donna di 35 anni, mai avrebbe
pensato di finire addirittura a processo per quella manovra. L'accusa?
Violenza privata: il reato previsto a carico di chi costringe qualcun
altro a fare qualcosa. In questo caso la giovane conducente, secondo
l'accusa, aveva costretto la Lamborghini nientemeno che a frenare. Lesa
maestà nei confronti della «regina» delle auto? Questo deve aver pensato
il proprietario del bolide, un medico di 59 anni in pensione originario
di Mestre e attualmente residente a Cortina, C.V. le sue iniziali. Che
dopo aver intercettato la conducente al casello di Treviso nord, le ha
contestato la manovra. Una contestazione tutt'altro che pacifica, visiti
i risultati: l'uomo ha infatti denunciato la trentacinquenne trevigiana,
C.M., alla magistratura, accusandola appunto di violenza privata.
L'altra mattina in tribunale a Treviso, davanti al giudice Angelo
Mascolo, si è tenuto il processo. La donna si è seduta sul banco degli
imputati e tutto è sembrata tranne che una «violenta» al volante. La
signora, come ha spiegato il suo legale, l'avvocato Stefano Pietrobon,
ha chiuso forse un po' troppo al momento di sorpassare e probabilmente è
rientrata troppo presto in corsia tagliando la strada alla Lamborghini.
Ma, manovre di questo tipo, ha precisato ancora il legale, sono frutto
di una sola cosa: l'imbranataggine. Altro che violenza privata. Insomma
non c'è stata volontà da parte della consulente della Peugeot di
costringere la Lamborghini a frenare, men che meno a sterzare. Una tesi
che ha convinto il giudice Mascolo il quale ha assolto la signora perché
«il fatto non costituisce reato». Costringere una Lamborgini a
rallentare, grazieadio, non è ancora questione penale.
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