5 gennaio 2013

La ditta di onoranze non gli è gradita, il prete si rifiuta di celebrare il funerale


Niente funerale. Un braccio di ferro che dura da una decina d’anni. Il parroco è in rotta con l’impresa di pompe funebri e rifiuta di celebrare le esequie. Non serve implorare, alzare la voce, persino minacciare di rivolgersi alla Curia: lui è irremovibile. No. «In quella chiesa si sono sposati, hanno battezzato e cresimato i figli, sono sempre andati a messa. Per questo mia suocera ha espresso la volontà di dare l’ultimo addio a suo marito mancato da pochi giorni. Oggi pomeriggio (ndr. ieri) la doccia fredda. Mi sono recato dal sacerdote per fissare la cerimonia e appena ha saputo che avevamo scelto Amadori non ha voluto sentire ragioni. Ci siamo trovati davanti a un muro. Ma cosa c’entriamo noi se lui ha litigato con l’impresa? Perché ci dobbiamo andare di mezzo noi? E la carità cristiana e il perdono? E pensare che si chiama don Pace...».

A parlare, lasciando trasparire rabbia e delusione, oltre che indignazione, è Maurizio Casimiro. Per le esequie del padre della moglie, Franco Leandri, che abitava in via Basilicata, dovrà scegliere un’altra parrocchia «visto che quella di Santa Barbara è off limitis anche per i fedeli», sbotta promettendo comunque battaglia.

Da parte sua, don Gianfranco Pace non glissa la polemica. Anzi. «Lo sanno tutti che io Gardi (ndr. titolare della "Amadori") non lo voglio e su questo sono sempre stato schietto. Non accetto una persona che mi ha offeso e insultato in varie occasioni». «E poi la sentenza del tribunale è stata chiara - continua - il funerale non è un sacramento e può essere officiato dove si vuole. Quale sentenza? Quella del processo per diffamazione in cui io sono stato assolto».

Ma così ci rimettono i parrocchiani. «Mi spiace ma anch’io ho diritto alla mia dignità di religioso e di cittadino. Siamo persone libere e responsabili. Questione di denaro? Ma mi faccia il piacere! Lo ripeto per l’ennesima volta. Con Amadori non voglio avere nulla a che fare e rivendico questo sacrosanto diritto assumendomene le eventuali conseguenze. Per il resto - conclude don Pace - nell’anno appena trascorso ho officiare 54 riti funebri. E senza mai chiedere soldi».

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