31 dicembre 2011

IL CIBO DEL CA' FONCELLO NON GLI VA A GENIO: EX CHEF SI AUTO-DIMETTE

TREVISO – Gli ospedali di tutto il mondo non sono certamente famosi per
l'abbondanza e la bontà di pranzi e spuntini. E pure il Ca' Foncello è
piuttosto avaro di delizie per il palato.

Lo ha imparato, a proprie spese, anche Silvano Scanferla, 80enne di
Paese, una vita passata dietro ai fornelli come chef da Villa Condulmer
sino al ristorante delle Poste padovane e poi presso la Biennale, che
dopo 11 giorni passati nel reparto di seconda medicina si è auto-dimesso
per fame.

"Ho perso quattro chili perché di fatto non ho mai mangiato: il cibo che
mi veniva dato era inguardabile, non pretendo cose da ristornate ma
neppure dei piatti turpi – sbotta l'ex cuoco – mi sono auto-dimesso
perché, mentre aspettavo una colonscopia che non arrivava mai, pativo la
fame".

Cosa non metterebbe nella lista delle prelibatezze? "Il cibo era
cartongesso: facciamo prima a dire che l'unica cosa decente era la
scatoletta della polpa di mela – elenca – la gallina era un pulcino e
gli hamburger o arrivavano freddi o erano bruciati".

Che si sia risparmiato anche sulla mensa? "Non è questione di risparmio
– taglia corto lo chef in pensione – neanche volendo si potrebbe
cucinare in modo peggiore: non ci sono le capacità e che non c'è il
controllo". Così, dopo essere entrato in ospedale il 25 novembre, se n'è
andato di propria sponte il 6 dicembre, rivolgendosi al San Camillo per
ultimare gli esami iniziati per dei dolori all'addome.

"Se ci sono stati dei problemi ci contatti, è certo che ascoltiamo tutti
e rispondiamo a tutti – prova a fare chiarezza il direttore sanitario
del Ca' Foncello, Michele Tessarin – ma bisogna dire che le diete sono
fatte scientificamente, non ad personam ma bilanciate sul consumo
calorico. Certo non si mangia come a casa, ma è anche vero che a casa
uno mangia quel che vuole e se ne assume pure le responsabilità".

E il ritardo della colonscopia? "I medici curanti sanno bene che tempi
seguire – taglia corto – soprattutto se il paziente è ricoverato". Eppoi
qualche purè val bene un po' di salute.

28 dicembre 2011

Scopre il tradimento di 60 anni prima e lascia la moglie dopo 77 anni di amore

ROMA - Tutta colpa di una lettera scritta 60 anni fa che, trovata per puro caso nascosta in fondo a un cassetto, ha rotto l'incantesimo di un amore durato 77 anni. Un tradimento, anche se diventato storia, è difficile da perdonare. E così Antonio C., classe 1912 originario di Olbia, e Rosa T., classe 1915 napoletana, hanno deciso di separarsi, a causa di poche righe che la donna scrisse al suo amante più di mezzo secolo fa.
La notizia, riferita dagli avvocati Giacinto Canzona e Anna Orecchioni, sembra davvero una favola d'altri tempi, ma senza lieto fine.

Antonio e Rosa si conobbero negli anni Trenta quando lui, giovane e aitante carabiniere, era in servizio a Napoli negli anni difficili tra le due guerre. Il 'sì' fu pronunciato nel capoluogo campano nel 1934 e gli anni che seguirono furono allietati dalla nascita di cinque figli e numerosi nipotini.

Poi un giorno l'incantesimo si spezza: Antonio, mentre riordina i cassetti di un vecchio comò, trova ben nascoste alcune lettere che la moglie aveva scritto negli anni Quaranta al suo amante. La donna, davanti alla scenata di gelosia del marito, confessa tutto, ritenendo il peccato 'prescritto' dopo oltre 60 anni di convivenza.

Ma Antonio, che con l'età non ha perso il carattere impulsivo e geloso, non perdona il tradimento: nel 2002 lascia il tetto coniugale e trascorre qualche settimana dal figlio maggiore. Poi torna da Rosa, ma le cose non vanno più come prima e la coppia inizia a litigare per ogni cosa, fino a quando, due settimane fa, i due anziani coniugi decidono di rivolgersi al Tribunale di Roma, con ricorso per separazione legale a firma degli avvocati Anna Orecchioni, Marco Angelozzi e Giacinto Canzona.

Al giudice civile ora il difficile compito di favorire la riconciliazione e far ritrovare loro il senso di un'intera vita trascorsa assieme, nel bene e nel male.

24 dicembre 2011

GUARDA TROPPI FILM PORNO LA MOGLIE LO DENUNCIA. ASSOLTO

TERNI - Quella per i film porno, per suo marito, era una vera e propria
passione. Così gradita da masturbarsi spesso nel salone della sua casa,
davanti ad un dvd hard. Ma la ex moglie, cubana, di un operaio di Terni
non si è rassegnata a vedere il suo uomo praticare così spesso
autoerotismo: per paura che la sua abitudine avrebbe avuto ripercussioni
anche sulla figlia, costretta a chiudersi nella sua stanza per non
assistere alle performances del papà, la donna ha dunque denunciato
l'erotomane. Stando a quanto affermato dai quotidiani locali, l'accusa
nei confronti dell'uomo si sarebbe fondata sulle difficoltà proprio
della figlia, all'epoca dei fatti minorenne, che a causa delle abitudini
del padre avrebbe iniziato a soffrire di crisi di panico. Il tribunale
di Terni, però, non ha accolto le richieste della donna, e ha giudicato
"non punibile" il comportamento dell'ex marito, secondo cui le
testimonianze di chi lo accusava erano comunque contraddittorie, e
indicative della voglia di vendetta dopo la fine del matrimonio.

VENEZIA, COMPRA PAGINA DI UN GIORNALE PER CERCARE IL PADRE DELLA FIGLIA

VENEZIA - Come regalo di Natale vorrebbe scoprire il nome del padre di
sua figlia. È una strenna molto particolare quella che vorrebbe ricevere
una signora austriaca, Maria Theresia Liebenwein, che ha affidato oggi
alle pagine del Gazzettino, con un inserto a pagamento, la sua speranza
di conoscere l'identità del padre di sua figlia Isabella, oggi 40enne,
sposata e con due figli. La signora Liebenwein racconta sul giornale la
sua storia e soprattutto quell'avventura fugace di una notte, consumata
sulla spiaggia di Jesolo, che ha portato alla nascita di Isabella.
Nell'estate del 1970 la donna aveva lavorato a Villa Margherita come
babysitter alle dipendenze della principessa del Croy. «Il 29 giugno, un
giorno prima della partenza per l'Austria ho incontrato Roberto -
racconta, corredando il suo appello con una sua foto dell'epoca e quella
recente della figlia con i suoi bimbi di 5 e 9 anni - . Era un fotografo
della spiaggia, alto circa 1.60 m., aveva capelli corti, scuri e ricci e
aveva circa 18 anni». La signora Liebenwein spiega che ora «il più
grande desiderio di Isabella sarebbe quello di conoscere il suo vero
padre. Sarebbe molto importante per lei». Nell'accludere i propri
recapiti, la signora si affida alla magia e ai miracoli della festa:
«potrebbe essere - dice - un bellissimo regalo di Natale».

20 dicembre 2011

STUPRA LA FIGLIA 500 VOLTE PER 30 ANNI, SENTENZA CHOC: 2 ANNI E 8 MESI

BERLINO - Ha stuprato per oltre 30 anni la figlia Renate, consumando con
la giovane vittima oltre 500rapporti e avendo dalla ragazza tre bimbi,
tutti nati disabili a causa dei rapporti incestuosi. È stato condannato
a neanche tre anni di prigione: 2 anni e 8 mesi per la precisione. Il
motivo? Il sesso era "apparentemente consenziente". La sentenza con la
quale è stato condannato Adolf B, padre orco bavarese, sta scuotendo la
Germania e trovando ampio risalto nei media tedeschi.
La vicenda di Adolf B era emersa qualche mese fa, quando una denuncia
aveva fatto emergere questa storia terribile di violenza e sesso
domestico. Renate, la figlia dell'uomo, aveva ricattato il medico che
curava suo figlio e questa l'aveva denunciata: un atto che ha squariato
il velo sulle vicend della famiglia. Si è infatti scoperto in seguito
che Adolf B aveva consumato con la figlia oltre 500 rapporti, iniziati
quando la piccola aveva 13 anni, per circa 30 anni e che da quegli atti
erano nati tre bambini, tutti malati, di cui uno solo era sopravvissuto.
La barbarie, consumata con l'assenso della moglie di Adolf, è finita
solo nel marzo di qust'anno.
Oggi la sentenza choc del tribunale di Norimberga, che non ha ritenute
credibili le testimonianze di Renate. La donna si è contraddetta troppe
volte, per esempio raccontando diverse versioni su come avvenne il primo
rapporto tra padre e figlia. Così Adolf B.è stato condannato per i
rapporti incestuosi ottenuti con la costrizione, con una pena
decisamente irrisoria, considerando il crimine commesso. La maggior
parte dei rapporti sarebbero infatti consumati, secondo la corte,
consenzientemente. Quindi non si tratterebbe di stupro. Una sentenza che
ha già aperto un ampio dibattito.

FACEBOOK LO DENUNCIA, LUI CAMBIA IL SUO NOME IN "ZUCKERBERG"

NEW YORK - Zuckerberg contro Zuckerberg, Facebook contro il suo
fondatore. La versione due punto zero del cult movie Kramer contro
Kramer, cioè il fatto che Facebook stia per citare in giudizio Mark
Zuckerberg è possibile grazie alle magie dell'anagrafe. Non si tratta,
infatti, di una guerra intestina all'azienda ma della trovata di un
imprenditore israeliano, che dopo essere stato chiamato in giudizio dal
social network ha deciso di cambiare legalmente il proprio nome su
Facebook in quello del fondatore.

La storia, che sta facendo il giro dei media Usa, inizia quando Rotem
Guez, l'imprenditore israeliano, fonda il sito 'Like Storè,
specializzato nel vendere clic su 'mi piacè ai profili Facebook
aziendali per farne aumentare la popolarità. Il sito ovviamente viola il
regolamento interno del social network, che decide di citarlo in
giudizio e nell'attesa di chiudere il profilo di Guez e dell'azienda. Lo
scorso 7 dicembre la 'mossà dell'imprenditore, che per dispetto ha
chiesto che il suo nome venisse legalmente cambiato in Mark Zuckerberg,
richiesta accettata pochi giorni fa. «Che cosa succederà ora? - si
chiede ironicamente Guez sul suo sito 'Marckzuckerbergofficial.com' -
Facebook citerà Zuckerberg? O il contrario?».

Intanto la battaglia dell'imprenditore è sbarcata ovviamente sui social
network: l'account imarckzuckerberg ha circa 3mila followers, mentre la
pagina Facebook 'Ìm Mark Zuckerberg' piace, almeno fino alla probabile
chiusura, a 5mila persone.

Tv troppo alta: pagherà ai vicini 35 mila euro

TREVISO. Tenere il volume della tivù troppo alto, ignorando suppliche e
proteste dei vicini, può costare molto caro. Può costare, per
l'esattezza, 35 mila euro di risarcimento danni e una condanna a 2 mesi
di reclusione (pena sospesa) per il reato di disturbo dell'altrui riposo.

E' successo a una trevigiana processata l'altra mattina con rito
abbreviato davanti al giudice Umberto Donà; gli inquilini, distrutti da
quasi un decennio di notti insonni, si sono costituiti parte civile.
Riportando la clamorosa vittoria.

Tutto si svolge in un lussuoso palazzo di Treviso, abitato da famiglie e
da giovani professionisti. In uno di quelli appartamenti, nel 2002, si
stabilisce anche l'anziana signora. E la convivenza tra lei e il resto
degli inquilini si presenta subito piuttosto difficile.

Motivo del contrasto è la tivù che la signora tiene sempre accesa a
tutto volume, anche di notte. E non c'è isolamento che tenga: il sonoro
si propaga di stanza in stanza, nel corridoio, negli appartamenti
confinanti. Quattro in particolare: e per gli inquilini comincia l'inferno.

Notti insonni, di ascolto forzoso dei programmi notturni. I tappi non
bastano e gli appelli alla donna non servono. Anzi, in molti casi, non è
neppure possibile farli: la signora, infatti, non risponde al campanello
e non apre la porta. Eppure è in casa: il volume del televisore non
lascia dubbi in proposito. Ad assistere l'anziana ci sono anche due
badanti: nessuna di loro, però, si presenta all'uscio. Il motivo si
scoprirà successivamente: le colf, per riuscire a convivere con quel
volume, si mettono i tappi nelle orecchie.

Gli inquilini fanno appello al figlio della donna: « L'uomo assicura il
suo intervento, ma l'esito è sempre lo stesso: tivù a tutto volume.
Arriva anche la replica dell'anziana: io mi occupo di traduzioni, dice,
di notte devo guardare la tivù per seguire l'andamento delle Borse

. Il suggerimento di usare un paio di cuffie cade nel nulla. C'è chi,
tra gli inquilini, decide di fuggire: una professionista vende tutto e
si trasferisce altrove. I superstiti decidono, dopo anni di sofferenza,
di rivolgersi alla magistratura.

L'anziana viene denunciata da tre famiglie per il reato di disturbo
delle persone; scatta contro di lei un decreto penale di condanna.

La vicenda potrebbe finire qui, con il pagamento di poco più di 100
euro. E invece no. Il legale della donna, l'avvocato Trincia di Roma,
impugna il decreto. Gli inquilini si rivolgono a questo punto
all'avvocato Cristina Meli di Treviso con cui si costituiscono parte
civile chiedendo i danni per un decennio di notti insonni:10 mila euro
per due famiglie, 15 per la terza.

L'altra mattina si è tenuta l'udienza con rito abbreviato. Risultato: la
signora è stata condannata a 2 mesi e a risarcire gli inquilini: 35 mila
euro in tutto. C'è da giurare che ora, di notte, ripiegherà su un buon
libro

18 dicembre 2011

Donna incinta al volante sfonda un supermercato

La commessa alla cassa stava passando la merce sul lettore. Un pacchetto
alla volta, un bip alla volta. Poi alle sue spalle il boato, improvviso
e fortissimo. Il tetto del supermercato che crolla, le vetrate che vanno
in frantumi e un Suv che si ferma a pochi centimetri dal lei mentre i
clienti urlano, scappano, si buttano a terra.

Tutto è successo poco dopo le 17. Nel supermercato, il Prix di via
Galvani, fortunatamente pochi clienti. A bordo dell'auto una donna
incinta di pochi mesi con due bambini montati sul sedile posteriore.
Stava facendo manovra quando ha avuto un improvviso malore e si è
ritrovata con il piede schiacciata sull'acceleratore e l'auto che
puntava dritto contro la vetrata. Non è riuscita a sterzare né a frenare.

La macchina si è trasformata in un proiettile puntato contro le casse.
Ha sfondato l'ingresso portandosi dietro i montanti delle porte,
l'arredamento, alcuni scatoloni di merce, un'intera scrivania e
travolgendo uno straniero che stava insacchettando della merce prima di
avviarsi all'uscita.

Immediato l'allarme rimbalzato dai telefoni della direzione alle
pattuglie dei carabinieri di zona che si sono precipitate sul posto
temendo si trattasse di una rapina. Nel supermercato caos e terrore.
Stordimento che minuto dopo minuto, tra i calcinacci che cadevano dal
soffitto, si è trasformato nella presa di coscienza di quanto avvenuto e
nei primi soccorsi. All'interno dell'auto la donna incinta, ancora
dolorante, e i bambini paralizzati dalla paura.

Poco più in là lo straniero ferito. Immediata la telefonata ai medici
del Suem di Treviso che sono arrivati in zona con due ambulanze ed hanno
lavorato non poco per riuscire a prestare i primi soccorsi. Sul posto
anche i vigili del fuoco. Sotto choc il personale del market.
Fortunatamente lievi le ferite riportate dalla donna, dai piccoli e dal
cliente investito. I danni si contano in migliaia di euro.

Inchioda per guardare la lucciola Tamponato, la travolge in pieno

Un automobilista inchioda distratto da una prostituta, il conducente che
procede alle sue spalle lo tampona in pieno e a farne le spese è proprio
la lucciola dell'Est, centrata dal primo veicolo e scaraventata nel
fossato. L'incidente si è verificato l'altra sera lungo il Terraglio. La
giovane donna dell'est è stata soccorsa da un'ambulanza e ricoverata
d'urgenza al pronto soccorso: fortunatamente, per le botte prese, se la
caverà con qualche giorno di prognosi. Ma per il rocambolesco incidente
avvenuto nel tratto della statale napoleonica all'altezza di Marocco, la
paura è stata tanta. Il fatto è accaduto domenica scorsa alle dieci di
sera. Un automobilista stava percorrendo il Terraglio da Mogliano verso
Mestre, ad un certo punto ha svoltato a sinistra verso via Madonna
Nicopeja, segnalando opportunamente la manovra con l'indicatore di
direzione ma rallentando in modo molto brusco e improvviso. Il secondo
veicolo, che sopraggiungeva dalla stessa direzione a velocità sostenuta
e che stava per effettuare il sorpasso, non è riuscito a evitare
l'impatto. A sorprendere il secondo automobilista, che di suo andava
assai di fretta, è stato l'improvviso cambio di direzione preso
dall'auto che lo precedeva. Via Madonna Nicopeja infatti è la strada che
conduceva un tempo alle cave di Marocco ed è per un lungo tratto chiusa
al traffico, eccetto i pochi residenti. E proprio su questa stradina
poco illuminata, come spesso accade, si era posizionata la sfortunata
lucciola di origini albanesi. Nella carambola avvenuta in mezzo alla
strada, uno dei due veicoli, quello che stava svoltando a sinistra
condotto dall'automobilista distratto (e forse attirato) dalle grazie
della giovane donna, ha finito per travolgerla, facendola precipitare
nel profondo fossato che costeggia la carreggiata. Un volo di alcuni
metri che le ha fatto rimediare più di qualche botta e numerose
escoriazioni. È stata prontamente curata dagli infermieri dell'ambulanza
intervenuta sul posto e dai medici del pronto soccorso. Non essendo di
nazionalità italiana, e nemmeno cittadina dell'Unione Europea, il conto
delle cure, dovrà essere pagato dal conducente che l'ha travolta.
L'importo ammonta ad alcune centinaia di euro, ed è probabilmente molto
più salato di quanto avrebbe speso l'incauto guidatore in caso di una
prestazione sessuale.

Di certo non sarebbe la prima volta che le manovre dei clienti arrapati,
alla ricerca della loro preferita, creano situazioni di pericolosità per
la circolazione sulla Statale 13. Inedito è il fatto che a farne le
spese sia stavolta proprio una delle belle di notte che animano i bordi
del Terraglio, che per una notte hanno dovuto abbandonare la Statale per
l'ospedale.

17 dicembre 2011

Comprano e vendono telefoni cellulari senza pagare 47 milioni di euro di Iva

VICENZA - Una colossale frode nella compravendita di telefoni cellulari in Italia è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Vicenza. A due imprenditori sono state contestate false fatture per mezzo miliardo di euro, mentre l'Iva non versata all'erario ammonta a 47 milioni di euro.

Gli uomini delle Fiamme gialle hanno individuato una ditta vicentina che, attraverso 49 società "cartiere" o filtro, commercializzava telefoni cellulari a prezzi scontatissimi, grazie al mancato versamento dell'Iva operato a monte della catena commerciale dalle società fittizie, che così erano in grado di scontare gli apparecchi anche del 20%. Nella gran parte delle transazioni, la merce non veniva fisicamente movimentata, ma rimaneva ferma presso le società logistiche, senza entrare mai nella disponibilità materiale dei vari soggetti che ne gestivano la compravendita. Nel periodo dal 2005 al 2010, il giro di fatture per operazioni inesistenti è quantificabile in mezzo miliardo di euro: quelle utilizzate dalla società ammontano invece ad oltre 236 milioni di valore imponibile.

Attraverso i documenti ottenuti dalle cartiere e dai soggetti filtro, la ditta vicentina aveva sottratto al fisco 47 milioni di euro di Iva. Ad accentrare i sospetti della srl vicentina era stato lo sviluppo rapidissimo della ditta, che dal 2005 ad oggi, partendo da zero, aveva sviluppato un giro d'affari di circa 70 milioni di euro l'anno. Altro elemento sospetto, il fatto che a fronte della rilevante mole di merce comprata e rivenduta, la srl avesse un guadagno medio molto basso, attorno all'1%.

La società aveva sede al piano terra di un condominio, dove in un locale di 40 metri quadrati e in un attiguo garage-magazzino lavoravano un'impiegata e i due soci che gestivano il business. I lotti di telefonini, comprati e venduti in decine di operazioni al giorno, non venivano mai acquistati da produttori o distributori ufficiali, ma attraverso le "vantaggiose" offerte proposte da anonimi fornitori, le società cartiere appunto, situate in tutto il territorio nazionale. Ditte nate dal nulla e che altrettanto rapidamente sparivano, dopo aver accumulato un consistente debito Iva non versato. I due soci della srl vicentina sono stati denunciati per utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Esorcismo con l'acqua bollente sul pene: medici costretti a evirarlo per una necrosi

Un 65enne di Conegliano era convinto di avere il malocchio
Aiutato da moglie e figlio, i medici dovranno ricostruire l'organo


TREVISO - Convinto di avere il malocchio, un pensionato di 65 anni
residente a Conegliano (Treviso), con un esorcismo "fai da te" a base di
bagni bollenti si è procurato una necrosi talmente grave da costringere
i medici ad amputargli parte del pene. Ora l'uomo, che aveva scambiato
il dolore per una banale uretrite per la possessione del maligno, dovrà
subire un secondo intervento di ricostruizione dell'organo che gli
permetterà di espletare le normali funzioni fisiologiche.

Anziché rivolgersi al medico, il pensionato ha pensato di consultare il
manuale dell'Inquisizione, scovando un metodo radicale quanto brutale
per risolvere il problema: impacchi ripetuti di acqua bollente sull'area
genitale in modo da scacciare, ha spiegato, «il sortilegio di una
strega». L'unico effetto del trattamento, compiuto anche grazie
all'aiuto di moglie e figlio, è stata una parziale necrosi dell'organo e
la necessità di sottoporsi ad un intervento chirurgico.

16 dicembre 2011

"BIGAMA COMPULSIVA" SPOSA TRE UOMINI: CONDANNATA

NOTTINGHAM - Ha sposato tre uomini differenti senza mai divorziare. È stata "scoperta" solo perchè il suo secondo marito ha chiesto il divorzio, dopo che la "bigama compulsiva" lo aveva lasciato per il suo migliore amico. La protagonista di questa incredibile vicenda, riportata dal Daily Mail,  è Danielle Loxton, 37 anni, dipendente della Pontins, azienda che organizza campi vacanze per ragazzi. Tutti e tre i suoi mariti sonoi suoi colleghi. Dopo che la realtà è venuta a galla, Danielle è stata condannata a tre anni, con sospensione della pena, per bigamia.

La collezione di matrimoni della giovane 37enne comincia el 1994, quando sposa il suo colega Peter Clarke nel 1994. Due anni dopo i due si sono separati, ma non hanno divorziato legalmente. Nel 1999 Danielle sposa Steven Baker, un altro dipendente della Pontins, e si è trasferisce nella sua città natale, a Nottingham, dove i due hanno un figlio.

Nel 2006 l'ultimo colpo di scena: Danielle rimane incinta del migliore amico del suo secondo marito, che decide di avviare le pratiche per il divorzio. È a questo puntio che Danielle, definita dall'ex una "bugiarda compulsiva e maledettamente convincente", viene scoperta. Adesso la donna si sarebbe lasciata anche dal suo terzo compagno e risulta, stando al profilo Facebook, libera. Che voglia continuare la sua collezione?

11 dicembre 2011

SESSO CON 100 UOMINI: RAGAZZINA DI 14 ANNI IN OSPEDALE

ZAGABRIA - Ricoverata per troppo sesso. La storia incredibile è accaduta
ad una ragazzina di appena 14 anni, in Croazia, e la notizia ha già
fatto il giro del mondo: l'adolescente, per vincere una scommessa con i
suoi compagni di scuola, avrebbe fatto sesso con ben 100 ragazzi in un
mese, per "un gioco sfuggito di mano" da parte dei suoi compagni di
scuola, stando a quanto affermato dai funzionari per la protezione
dell'infanzia.
«E 'stato una specie di gioco fatto in una classe di scuola, la giovane
ha scommesso che sarebbe stata in grado di dormire con il maggior numero
di ragazzi - ha detto Gordana Flander, responsabile della Clinica per la
protezione dell'infanzia - Gli psicologi stanno tentando di farle capire
perché il suo comportamento era sbagliato».

2 dicembre 2011

Postino licenziato perché spaccia cocaina Non era in servizio: deve riavere il posto

TRENTO - Spacciare cocaina, ma fuori dall' orario di lavoro, non
comporta la perdita del posto. Lo ha deciso il Tribunale di Trento
ordinando il reintegro al lavoro di un postino licenziato dopo essere
stato arrestato un anno fa in Trentino durante un'operazione antidroga,
e che aveva patteggiato una pena di un anno e 8 mesi.

I giudici di Trento hanno accolto il ricorso dell'avvocato del postino
contro l'ordinanza del giudice del lavoro che aveva confermato il
licenziamento per giusta causa deciso da Poste Italiane.

Secondo la difesa, il vincolo fiduciario con il datore di lavoro non
poteva giudicarsi violato in quanto l'attività di spaccio avveniva
durante il tempo libero e mai in servizio. I giudici di Trento hanno
accolto questa tesi affermando che «deve applicarsi il principio
generale della irrilevanza dei comportamenti tenuti dal lavoratore nella
vita privata». Il postino, che al momento dell'arresto aveva ammesso di
avere spacciato per pagare il mutuo della casa, dovrà quindi essere
reintegrato al lavoro e avrà diritto a tutti gli stipendi arretrati.