12 ottobre 2011

In manette truffatore dai mille volti:,ditte incendiate, falsi nomi e professioni

Reati commessi in Friuli, poi l'uomo si era spostato in tutta,Italia da latitante, continuando a raggirare ignare vittime

UDINE - Una gran parlantina e una spiccata abilità a fingersi altre persone: è così che Antonio Lotti, 56 anni, originario di Casale Marittimo (Pisa) e definito uno dei più abili truffatori italiani, è riuscito a sfuggire per oltre un anno alla cattura girando mezza Italia. Il latitante è stato arrestato lunedì scorso a Palermo dai Carabinieri del nucleo investigativo di Udine, capitanati da Fabio Pasquariello, coordinati dal Procuratore aggiunto di Udine, Raffaele Tito.

Lotti era ricercato con ordine di carcerazione per scontare una condanna per reati commessi a fine anni Novanta tra Udine e Pordenone, dove aveva messo in piedi due ditte (Stm e Stm2) di cui figurava amministratore unico, nel Manzanese, per sfruttare il commercio della sedia. Ditte il cui magazzino venne incendiato appositamente da alcuni suoi complici, pregiudicati, per truffare l'assicurazione. Nel corso delle indagini erano emerse anche la ricettazione e l'utilizzo di assegni provenienti dalla criminalità organizzata romana e napoletana.

Nel periodo di latitanza Lotti si è spostato continuamente in tutta Italia, sfruttando l'ospitalità di alcune donne che contattava sui social network e a cui riusciva di volta in volta a spillare denaro, assumendo diversi alias. Per non farsi rintracciare non utilizzava mai il suo cognome ma assumeva quello delle donne che lo ospitavano. Qualche mese appena, al massimo cinque o sei, poi cambiava domicilio e vittime da truffare.

Localizzato inizialmente tra Udine e Pordenone, Lotti si è spostato a Firenze e da ultimo a Palermo, dove è stato arrestato. Nel capoluogo siciliano Lotti ha trovato inizialmente ospitalità in casa di una signora invalida, senza un braccio a causa di un incidente. Poi si è trasferito nell'abitazione di un'altra donna, nel quartiere Brancaccio, da cui riusciva a farsi consegnare denaro con la promessa di intercedere, fingendosi docente universitario, presso il Comune per far assumere il marito come giardiniere.

Da quanto si è potuto apprendere, sempre durante la latitanza in Sicilia l'uomo si era finto anche chirurgo per ottenere da alcune studentesse universitarie denaro in cambio di consigli. Alle ragazze cadute nel tranello descriveva telefonicamente, in dettaglio, complesse operazioni chirurgiche che diceva di aver eseguito poco prima. Per questi ultimi fatti, al momento, pare non sia stata sporta denuncia nei suoi confronti.

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